mercoledì 3 dicembre 2014

Il LAC sostiene

(premessina)
raccogliamo i soldi per le nostre attività alla festa della Liberazione, il 25 aprile di ogni anno (quest'anno sarà il quarto). Non chiediamo, né vogliamo fondi pubblici, di nessun tipo. Senza stare a discutere se sia giusto o meno che l'amministrazione finanzi eventi culturali o pseudo tali, noi non vogliamo soldi pubblici perché vogliamo essere liberi da condizionamenti esterni. 
Cosa facciamo coi soldi che ci date alla festa? Finanziamo/finanziate eventi, situazioni, gruppi che ci ricordano il senso della Liberazione, della Resistenza e dell'Antifascismo. Ve lo avevamo detto che la nostra festa era una festa per antifascisti, se non ve lo ricordavate, segnatevelo.


Il comitato LAC sostiene, parte 1
Kobane
200 euro (lo avevamo detto nella premessa che le nostre sono briciole...)

La prima volta che l'opinione pubblica italiana si è incontrata coi curdi e col Kurdistan è stato nel 1998, quando Ocalan, leader del PKK, sbarcò a Roma per la gioia di D'Alema e del suo governo. Si sa che il PD, o come diavolo si chiamava nel 1998, dà il meglio di sé quando si tratta di prendere una posizione decisa e ferma. E' lì che si ride, se non si è un curdo con una condanna a morte sulla testa, nel qual caso si ride poco.


Nel febbraio del 1999 assieme ad un compagno andai a una manifestazione di sostegno ai curdi e a Ocalan e per far pressione sull'opinione pubblica europea perchè intervenisse in favore di Ocalan, che aveva già abbandonato, più o meno volontariamente, l'Italia, dopo che gli era stato negato l'asilo politico che contava di ottenere. Avevo già capito che una passeggiata per le vie di Roma non serviva a raddrizzare le storture del mondo, ma vivevo ancora come un senso di colpa non esserci quando qualcuno o qualcosa mi chiedeva di essere lì.
Il ricordo più vivido di quella giornata fu il momento in cui scendemmo dal pullman. Una variegata compagine della sinistra bolzanina scese dal pullman e si diresse a passo sicuro verso un bar. Cappuccino e cornetto. I compagni curdi mischiati a noi sgranarono gli occhi:- Ma dove cazzo state andando?- avevano le facce dure, non incazzate, né pericolose, indurite, come le mani, manazze usate come attrezzi da lavoro. Io studentello imberbe, ma neanche poi tanto, fuoricorso per vocazione, mi son fermato.
-I proletari non fanno colazione al bar. Punto. Ecco questo è il ricordo della giornata. Qualcosa di certo ho imparato, magari svilupperò altrove questa riflessione.
Che ne è stato di Ocalan, essendo il suo futuro nelle mani di D'Alema, si può facilmente immaginare, semmai cercate in internet. Così come potete cercare un po' di notizie sui curdi e sul Kurdistan, un popolo osteggiato da tutti e uno stato che non esiste pur esistendo. Decenni di lotta e di Resistenza, nel silenzio della storia e dei media, fino a che si sono trovati davanti ai nuovi Supercattivi dell'ISIS, gente che fa sembrare Osama Bin Laden al pari di Gargamella. Allora i curdi sono stati la carta giusta da giocare. Non più ribelli rivoltosi da perseguitare e incarcerare, ma alleati da armare e sostenere.

Per un chiarimento tra Peshmerga, PKK, ruoli, alleanze e ideali politici rimando all'analisi di Wu-ming, come al solito chiaro, documentato, rigoroso e libero; mi pare una lettura molto interessante:


E' un articolo pubblicato alla fine di agosto, ma l'analisi resta valida nelle sue linee generali e può essere utile per capire qualcosa sulle forze in gioco nell'assedio di Kobane, dove tra l'altro, con il sostegno di Ankara, sono arrivati molti volontari curdi legati al PKK. Certo Erdogan avrà fatto bene i suoi calcoli, tant'è.
In una zona come quella, accerchiata da un fanatismo misogino e troglodita agisce una Resistenza laica, socialista, femminista e legata a questioni ambientali, espressione (una, non certo l'unica) di un popolo oppresso e perseguitato. Parte dei nostri fondi vanno a loro. Sarebbe bello pensare che potessero comprarci quaderni e colori per una scuola, ma non siamo ingenui e non viviamo nel mondo colorato dei minipony. Sosteniamo Kobane e aspettiamo, qualcuno ci porterà notizie, tra gli altri questo ragazzo qui:


Ecco, così iniziamo a spiegare dove vanno i nostri/vostri soldi, raccolti in un momento di festa.

P.S.: tanto per dire: Ocalan si espulse dall'Italia il 16 gennaio 1999. Il 15 febbraio fu catturato a Nairobi dai servizi segreti turchi e nell'aprile del 1999 fu condannato a morte. Nell'ottobre del 1999 il Tribunale di Roma gli concede l'asilo politico. La condanna a morte non è stata eseguita (la Turchia vuol pur entrare nell'Unione Europea...) e Ocalan resta ad oggi prigioniero nel carcere di massima sicurezza sull'isola di Imrali.

cb







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